Descrizione
STORIE IN COPERTINA
Protagonisti e progetti della grafica editoriale
con bozzetti e illustrazioni
presentazione di Ambrogio Borsani
Edizioni Santa Caterina
Collana “Quaderni del Master in Editoria”, pp. 304, ISBN 978-88-96120-20-0
Ogni libro ha un vestito: la copertina. E dietro ogni copertina c’è un mondo particolare fatto di immagini, colori, forme e tecnica, non solo parole. È l’universo raccontato dal lavoro di artisti, grafici e illustratori che hanno contribuito a pensare e disegnare la forma del libro contemporaneo. Le corrispondenze inedite con gli editori (da Einaudi a Feltrinelli, da Garzanti a Penguin), i bozzetti grafici preparatori (di Munari, Steiner, Alcorn e Falcinelli, tra gli altri), le tavole originali (firmate Bianconi, Pintér, Guttuso o Scarabottolo) e la ricostruzione di celebri collane (dai “Franchi narratori” ai “Pesci d’Oro” di Scheiwiller, dallo “Specchio” alle “Silerchie”), con interviste ai protagonisti, aiutano a leggere le copertine come specchio dell’identità editoriale e sociale. Con oltre 250 illustrazioni a colori.
Il volume è disponibile anche in formato elettronico su Casalini Digital: clicca qui
SOMMARIO
TESTI INTRODUTTIVI
Presentazione (Ambrogio Borsani)
STORIE IN COPERTINA
Grafici
Complicare è facile, semplificare difficile. Bruno Munari e la grafica di casa Einaudi
(Federica Orsi)
Linearità nel linguaggio visivo. Albe Steiner e l’“Universale Economica” Feltrinelli
(Andrea Amabili)
I libri progettano se stessi. Germano Facetti alla Penguin Books
(Nadia Verardo)
Il grafico che disegna storie. Riccardo Falcinelli da minimum fax a “Stile libero” Einaudi
(Simona Corsi)
Collane
La costruzione dell’identità. L’evoluzione grafica dello “Specchio” Mondadori
(Riccardo Giuseppe Mereu)
“Le Silerchie” sono per gli amici. L’economica di lusso firmata Il Saggiatore
(Sergio Costa)
Il volto sperimentale dei Pesci d’Oro. Copertine Scheiwiller tra “Il quadrato” e “La primula rossa”
(Filippo Agostino)
La smarginatura del reale. Silvio Coppola e l’identità grafica dei “Franchi Narratori”
(Annalisa Ciarpella)
John Alcorn. Americano d’Italia. Forme e colori del primo rinnovamento “Bur”
(Beatrice Dellavalle)
Una mano di bianco. Percorso nella grafica dei tascabili Einaudi
(Matteo Giorgi)
Artisti
Illustrazione d’altri tempi. Giorgio Tabet e gli “Omnibus” Mondadori
(Eleonora Persico)
La somma della parola e dell’immagine. Dino Buzzati: un grafomane in Mondadori
(Lucia Pillastrini)
La concretezza del segno. Le copertine di Guttuso per Einaudi
(Mauro Rubino)
Tecnica mista stacanovista. Fulvio Bianconi e Garzanti: lo spirito della modernità
(Lorenza Novelli)
Oltre lo spazio di una copertina. Il lavoro di Ferenc Pintér per gli “Oscar” Mondadori
(Antonella Squicciarini)
Un rapporto aleatorio e alchemico. Guido Scarabottolo disegna e ridisegna Guanda
(Martina Gasparotto)
INDICI
Indice delle collane e delle case editrici
Booktrailer Storie in copertina
Abstract saggi di Storie in copertina
Complicare è facile, semplificare difficile
Bruno Munari e la grafica di casa Einaudi
di Federica Orsi.
Il 1942 è l’inizio della lunga collaborazione tra Einaudi e Bruno Munari, padre di una rivoluzione in cui il libro diviene oggetto culturale in sé. Inconfondibile l’impronta dell’artista nelle pubblicazioni delle tante collane della casa editrice come per esempio “La Piccola Biblioteca Einaudi”. Nel 1971 Munari collabora alla grafica della collana “Centopagine” per le cui copertine l’artista cura personalmente i fregi più adatti al contenuto dei libri. Nel 1972, invece, l’artista si occupa delle copertine della collana per ragazzi “Tantibambini”. Questa collana per Munari, che fin dagli esordi della sua carriera editoriale desiderava dedicarsi ai libri per bambini, è forse uno dei progetti da lui più amati. All’interno dell’universo dei libri per l’infanzia, non può poi essere trascurata la collaborazione tra Munari e Rodari da cui, per citare solo un caso, nasce la copertina di Favole al telefono.
Linearità nel linguaggio visivo
Albe Steiner e l’ “Universale Economica” Feltrinelli
di Andrea Amabili.
Albe Steiner, all’anagrafe Alberto Massimo Steiner, nipote di Giacomo Matteotti nasce a Milano il 15 novembre 1913. Abbandonati gli studi di ragioneria Albe si dedica al lavoro artistico sperimentando nuovi materiali e aprendo assieme alla moglie nel 1939 uno studio di fotografia pubblicitaria in cui si occupa di grafica, Desing e allestimenti. Iscrittosi al Partito comunista italiano nel 1941 Steiner, dopo i difficili anni della guerra, inizia negli anni Cinquanta una collaborazione con Feltrinelli per la grafica dell’“Universale Economica”; nella quale la sua opera più significativa è Pensaci, uomo! nata dalla collaborazione con Piero Caleffi. Nonostante l’innegabile importanza della collaborazione tra Steiner, figura di riferimento per i canoni di linearità della grafica del secondo dopoguerra, e Feltrinelli, l’irrecuperabile inasprirsi del rapporto tra i due sfocia nel 1963 in una rottura definitiva.
I libri progettano se stessi
Germano Facetti alla Penguin Books
di Nadia Verardo.
Germano Facetti (1926 – 2006), volto italiano della Penguin Books inizia la sua collaborazione con la casa editrice nel 1961 dopo la decisione dell’edito capo, Tony Godwin, di dare ad essa un volto nuovo e più indirizzato al mercato. Per tale motivo Godwin presenta Facetti al fondatore di Penguin Alan Lane che, colpito dal lavoro del designer italiano, lo assume senza riserve. Facetti, pur mantenendo i suoi colori caratteristici, decide di modificare la grafica delle collane Penguin per separare il testo dall’immagine e dare a essa maggiore risalto scegliendo tra le varie proposte per il restyling cominciato con “Crime”, la collana di gialli della casa editrice, il progetto del polacco Romek Marber. La trasformazione Grafica di Facetti, mosso dal proposito di costruire un’identità aziendale precisa ma flessibile, ha reso lo stile delle copertine Penguin talmente iconico da renderlo capace di fare storia nel settore.
Il grafico che disegna storie
Riccardo Falcinelli da minimum fax a “Stile libero” Einaudi
di Simona Corsi.
Per Riccardo Falcinelli la passione per la grafica nasce da bambino, e negli anni farà del Desing editoriale la sua specialità; tra le sue molte collaborazioni, le più riconosciute e apprezzate dal grafico sono senza dubbio quelle con minimum fax ed Einaudi. L’esperienza con minimum fax inizia nel 2001, quando Falcinelli viene contattato per la realizzazione della copertina di Burned Children of America; dopo varie collaborazioni viene assunto come art director della casa editrice. Le strade di Falcinelli e della casa editrice Einaudi si incrociano invece nel 2002 in occasione di una gara indetta per riprogettare la veste grafica della collana “Stile libero”. Sebbene sia presto per dire se l’impronta lasciata da Falcinelli avrà dei successori, certo è che non si può guardare al panorama italiano editoriale odierno senza tenere presenti l’influenza, le suggestioni e lo stile del grafico romano.
La costruzione dell’identità
L’evoluzione grafica dello “Specchio” Mondadori
di Riccardo Giuseppe Mereu.
Lo “Specchio”, oggi una delle più prestigiose collane di poesia, nasce nel 1940 su iniziativa di Arnoldo Mondadori e di Arturo Tofanelli per sostituire “Medusa”, la fortunata collana su cui si abbatte la censura del regime fascista. La copertina d’esordio, comune a tutte le opere del primo anno, è caratterizzata da una vistosa cornice argentata a motivi floreali che dà appunto l’idea di uno specchio. Tale scelta grafica non riscuote però troppo successo tra gli autori e dopo appena un anno viene sostituita con l’avvento della sezione dedicata alla poesia, la quale diverrà presto l’unica dell’intera collana. Le copertine della collana subiranno poi altre due variazioni, una avvenuta nel 1958 con la direzione di Vittorio Sereni e l’altra nel 2011, grazie a Cristina Bazzoni, la quale aggiunge per la prima volta un’immagine allargando lo spazio ad essa dedicato fino a farlo coincidere con la copertina stessa.
“Le Silerchie” sono per gli amici
L’economica di lusso firmata il Saggiatore
di Sergio Costa.
Collana fondamentale della casa editrice il Saggiatore, fondata da Alberto Mondadori nel 1958 dopo il distacco dalla Mondadori e dal padre Arnoldo per diversità di vedute, “Le Silerchie” vedono la luce grazie a Giacomo Debenedetti, direttore letterario della collana e quasi co-editore. A rendere unica la collana è la veste grafica, curata da Bruno Binosi, nella quale oltre a mancare il marchio della casa editrice il testo è ridotto ai minimi termini per lasciare spazio a immagini che pur afferenti all’area dell’informale trasmettono l’atmosfera dell’opera. A causa però delle contradizioni interne al progetto delle “Silerchie”, una produzione di élite che vuole essere di massa, e del raffreddarsi dei rapporti tra Debenedetti e Alberto Mondadori (senza dimenticare la crisi che investirà il Saggiatore portandolo senza scampo al fallimento), la collana poco a poco cade in declino e viene infine abbandonata.
Il volto sperimentale dei Pesci d’Oro
Copertine Scheiwiller tra “Il quadrato” e “La primula rossa”
di Filippo Agostino.
Nel 1960 con la pubblicazione di Il quadrato Scheiviller, editore della casa editrice Pesci d’Oro, dà avvio all’omonima collana caratterizzata nel formato da questa forma geometrica. Oltre alla insolita, per un libro, forma delle opere che compongono “Il quadrato” la collana si distingue anche per la sua particolare veste grafica, la quale dimostra una tensione europea e modernista ma allo stesso tempo essenziale e austera. Lo spazio del volto dei libri Scheiwiller è infatti occupato semplicemente dal nome dell’aurore e dal titolo, in corpo maggiore, entrambi in carattere misto e maiuscolo. Le differenze più significative tra un volume e l’altro è il colore delle copertine, perlopiù monocromatiche. Nel medesimo senso di riscoperta dell’avanguardia storica, tratto tipico di Scheiviller e della sua casa editrice, si pongono anche le opere della collana “La primula rossa”.
La smagliatura del reale
Silvio Coppola e l’identità grafica dei “Franchi Narratori”
di Annalisa Ciarpella.
Nei cupi e sanguinosi anni Settanta anche la letteratura finisce per modulare la sua voce con le grida delle contestazioni divenendo narrazione e testimonianza dell’incompatibilità con il presente. Protagonista della scena cultuale e politica del tempo è Giangiacomo Feltrinelli con la collana “Franchi Narratori” del 1970; nella quale viene data voce a questi testi “irregolari”. Per rendere visivamente l’identità di queste opere, il progetto grafico viene affidato a Silvio Coppola, il quale comprende di dover vincolare la grafica al contenuto delle opere. Principio che Coppola traduce utilizzando due diversi orientamenti; nel primo, il grafico crea un format unico, una gabbia flessibile, simmetrica e ordinata in cui racchiudere tutte le sue componenti, mentre nel secondo ogni copertina, nonostante chiari rimandi alla collana di appartenenza, viene trattata come un’entità del tutto a sé stante.
John Alcorn: americano d’Italia
Forme e colori del rinnovamento “Bur”
di Beatrice Dellavalle.
Giunto in Rizzoli nel 1972 dopo aver lasciato la Mondadori, Mario Spagnol decide come prima azione di cambiare veste grafica alla “Bur” per renderla più accattivante e riconoscibile e per fare in modo che i tascabili Rizzoli, in crisi dal 1968, riprendessero quota nel mercato librario. Fautore di questo rinnovamento visivo è John Alcorn, un giovane grafico e illustratore americano conosciuto da Spagnol durante un colloquio (avente esito negativo) per Mondadori. Entrato in casa editrice Alcorn si occupa anche e soprattutto di cambiare veste alla collana “Bur”, dove vengono completamente trasformati sia l’impatto grafico, arricchito da incastri di cornici geometriche e colorate, sia quello illustrativo sostituendo il grigio delle copertine con nuove cromie e con l’uso sapiente di nuove figure in copertina. L’operazione è così vincente che quello di Alcorn, più di uno stile, diviene un marchio riconoscibile.
Una mano di bianco
Percorso nella grafica dei tascabili Einaudi
di Matteo Giorgi.
Nati nel 1989, i tascabili Einaudi assumo nel corso del tempo ben quattro vesti grafiche. Quella d’esordio, creata dallo studio grafico interno di Einaudi in collaborazione con Bruno Munari, presenta delle copertine sobrie caratterizzate dal tenue colore grigio presente in volta, sul dorso e sulla quarta. Il primo restyling, di Pierluigi Cerri, avviene nel 1992 e sostituisce il grigio con l’iconico bianco dando anche maggiore visibilità a titolo, autore, immagine di copertina e colora il dorso del libro. Il secondo rinnovamento, del 2005, è invece opera di Mario Piazza, il quale rende le copertine completamente bianche e rende la grafica più contemporanea, visibile e dinamica. L’ultimo restyling, sempre di Piazza, ha, rispetto al precedente l’obbiettivo di rendere la collana più einaudiana, recuperando elementi della tradizione grafica delle collane di punta e abbandonando molti tratti distintivi della precedente edizione.
Illustrazione d’altri tempi
Giorgio Tabet e gli “Omnibus” Mondadori
di Eleonora Persico.
Avviata nel 1937 dalla Mondadori, la collezione “Omnibus” nasce in seguito a un interesse che la casa editrice milanese sviluppa verso alcune opere che all’estero stanno riscuotendo grande successo. A illustrare le sovraccoperte dei volumi che compongono la raccolta è chiamato Giorgio Tabet, giovane artista genovese dal tratto elegante e raffinato allievo di Giuseppe Mazzoni e Giulio Cisari. Dato l’importanza e la centralità che viene data a tale componente, la cui immagine doveva fingere da tramite tra testo e lettore, la mano di Tabet per la sua grande esperienza come pittore e illustratore era infatti la più adatta per realizzare disegni raffinati ma al contempo comprensibili a tutti. Osservando le sovraccoperte di Tabet non si può poi non essere colpiti dalla loro eleganza che, immediatamente, trasporta in epoche lontane in cui la fotografia non aveva ancora preso il sopravvento nella grafica editoriale.
La somma delle parole e dell’immagine
Dino Buzzati: un grafomane in Mondadori
di Lucia Pillastrini.
Racconti che entrano nei dipinti e dipinti che aprono la strada ai racconti. Questa è la caratteristica fondamentale che salta subito all’occhio quando si è davanti a un’opera dell’aurore e pittore di Dino Buzzati, per il quale dipingere non sono altro che un modo per perseguire il medesimo scopo, raccontare una storia. Un esempio lampante di questo è Il deserto dei Tartari (1940), approdato a Mondadori dopo due ristampe da parte di Rizzoli, nel quale il racconto non inizia dalle prime pagine, ma bensì proprio dalla copertina stessa. Con Buzzati infatti non ci si trova di fronte a due mani differenti e dipingono e scrivono, ma bensì ad una sola mano che ha la capacità di agire su più fronti espressivi. Una capacità di scegliere e intuire che rappresenta la caratteristica più importante dell’eredità di questo autore. Del resto, non si può leggere Dino Buzzati se non si leggono le sue copertine.
La concretezza del segno
le copertine di Guttuso per Einaudi
di Mauro Rubino.
La collaborazione di Renato Guttuso con la casa editrice Einaudi risale agli inizi degli anni Quaranta e il contributo dell’artista siciliano, sin dall’inizio, si colloca all’interno di una battaglia comune. Da una parte Einaudi che con la sua attività editoriale cerca di liberare la cultura dalla censura del regime fascista, e dall’altra quella di Guttuso, il quale aderendo alla pittura di matrice picassiana innovò il linguaggio figurativo italiano inaugurando un nuovo realismo, connotato da un alto impegno civico ed etico. Nel dopo guerra, invece, la rinnovante azione culturale di Guttuso è evidente attraverso le riviste; disegni dell’artista siciliano compaiono per l’appunto sul primo numero di “Politecnico” (29 settembre 1945) e in un numero di “Risorgimento” (10 aprile 1945). All’artista siciliano Einaudi commissionerà anche la realizzazione dello “struzzo”, sebbene il disegno ottenuto verrà alla fine rifiutato.
Tecnica mista stacanovista
Fulvio Bianchi e Garzanti: lo spirito della modernità
di Lorenza Novelli.
Nel fervente panorama editoriale degli anni Cinquanta, periodo in cui sul modello anglosassone fanno la loro rivoluzionaria comparsa in Italia i best sellers e i tascabili, le case editrici cominciano ad ampliare i loro progetti e a puntare sulla modernità. In questo clima di grande rinnovamento la grafica non poteva certo essere lasciata indietro, e così Garzanti affida a Fulvio Bianchi (1915 – 1996), artista poliedrico e vivace, il restyling dell’immagine della casa editrice. Caratterizzato da uno stile particolarmente riconoscibile Bianchi, che collaborerà con Garzanti per trent’anni, si occuperà tra le altre delle colane di “Romanzi Moderni” e “Mondo Moderno”, per le quali creerà una grafica innovativa dal tratto sintetico e veloce per copertine e sovraccoperte. Opere in cui il colore prevale sull’imprecisione del tratto, catturando l’attenzione del lettore con la loro poetica spontaneità.
Oltre lo spazio di una copertina
Il lavoro di Ferenc Pintér per gli “Oscar” Mondadori
di Antonella Squicciarini.
Arrivato in Italia dopo aver abbandonato nel 1956 l’Ungheria invasa dalle truppe russe, Ferenc Pintér approda nello studio grafico di Mondadori nel 1960. L’artista fin da subito dimostra un’interessante abilità interpretativa e un ricco sperimentalismo, capace di attingere a un linguaggio all’avanguardia e commerciale, che gli vale presto l’incarico di disegnare le copertine per gli “Oscar” Mondadori. Ad assegnargli tale compito è il contingente passaggio a direttore editoriale in Mondadori di Mario Spagnol, arrivato da Feltrinelli, il quale vuole rilanciare l’immagine della collana in difficoltà a causa della concorrenza. Rispetto alle copertine precedenti, caratterizzate per la maggior parte da uno schema identitario fisso e ricorrente, Pintér interviene trasferendo la sua originalità nel disegno il quale diventa così manifestazione di un’atmosfera che va anche oltre allo spazio limitato del libro.
Un rapporto aleatorio e alchemico
Guido Scarabottolo disegna e ridisegna Guanda
di Martina Gasparotto.
Guido Scarabottolo, classe 1947, architetto laureatosi al Politecnico di Milano, è collaboratore di Guanda dal 2002. Data in cui, dopo un incontro fortuito, all’artista viene commissionata la copertina del libro Ogni cosa è illuminata di Jonathan Safran Foer. A seguito di questo primo lavoro, la casa editrice commissiona il rinnovamento di tutte le sue collane a Scarabottolo, il quale dapprima si occupa della scelta delle copertine e di qualche illustrazione per poi ripensare completamente l’impostazione grafica dei volumi. In particolare, l’artista elimina bordi bianchi e cornici di modo da creare uno spazio di lavoro più ampio e dare maggiore impatto alle illustrazioni, così da rendere le copertine di Guanda più accattivanti e attraenti una volta esposte. Creando per la casa editrice uno stile grafico adatto e adattabile non solo alle librerie fisiche, ma anche alla loro controparte digitale.