Visto si premi. I retroscena dei premi letterari

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Descrizione

Visto si premi. I retroscena dei premi letterari
presentazione di Annarita Briganti,
Edizioni Santa Caterina, Pavia 2019, pp. 224
(Quaderni del Master di editoria ; 12)
ISBN 978-88-96120-38-5

Disponibile dal 18 settembre 2019

EURO 15,00

 

Campiello, Strega, Bancarella, Pulitzer, Goncourt sono solo alcuni dei premi al centro di questa indagine editoriale. Il volume svela i retroscena delle vittorie e delle sconfitte letterarie attraverso nuovi documenti d’archivio, corrispondenze inedite e interviste. Dal rifiuto di Pasolini alla poesia di Magrelli, dall’infanzia ritrovata di Rodari all’assenza provocatoria dei Wu Ming, parlare di premi non è mai stato così intrigante. Una lunga tradizione che continua a elevare scrittori e opere sul podio della letteratura anche internazionale. La censura di Moravia, il successo di Cognetti e Giordano, la tarda vittoria di Bufalino, l’anticonformismo della D’Urbano e la passione della Postorino sono solo alcuni esempi dei casi letterari trattati in queste pagine.

 

SOMMARIO E INTRODUZIONE

Il volume è disponibile anche in formato elettronico su Casalini Digital: clicca qui

 

SOMMARIO

 

TESTI INTRODUTTIVI

Presentazione (Annarita Briganti)

 

Premessa

 

VISTO SI PREMI

 

I protagonisti. Autori e autrici a confronto

 

Non fate troppi pettegolezzi. L’ultima “bella estate” di Cesare Pavese

(Martina Milano)

 

Lo Strega allo scrittore “proibito”. La vittoria di Moravia nel 1952 tra polemiche e censure

(Valeria Frigau)

 

Dondolare tra Langa e salotti. Il percorso altalenante di Fenoglio sulla via dei premi

(Federica Garrone)

 

Dal buco nero alla Galassia Gutenberg. Bufalino, il tardo esordio e il rapporto con i premi

(Jacopo Santoro)

 

Il filo rosso del Campiello. Le ultime vincitrici raccontano

(Roberta Toraldo)

 

I generi. Tutte le sfumature dei premi

 

La poesia del Viareggio. Novant’anni di premi: un’indagine su Magrelli ed Erba

(Giulia Pagliuca)

 

Campiello: il premio dei lettori ai lettori. La giuria popolare termometro di cultura tra Storia e Lingua

(Giulia Verona)

 

Santoni allo Strega: mondi a confronto. Come il mondo editoriale può sposare quello del gioco

(Stefano Franchini)

 

IoScrittore, il torneo letterario on line. Internet come promotore della scrittura e del talento

(Francesca Chiarello)

 

I successi. La forza della promozione

 

Un premio che vuol dire casa. Il premio Bancarella da Hemingway ai giorni nostri

(Emanuele Malpezzi) 

 

Il caso Gavino Ledda. Storia di un pastore che sognava le lettere

(Lisa Ceccarelli) 

 

L’eco del successo. Giordano e Cognetti: “effetto Strega” e strategie comunicative

(Beatrice Toresi)

 

Le polemiche. Scontri e discordie nella mondanità

«In nome della cultura mi ritiro». Il ’68 di Pasolini dalla contestazione allo Strega tradito

(Luca Biondo)

 

La cinquina dello scandalo. La chimera di Sebastiano Vassalli nella tana delle vipere

(Alberto Clementi)

 

“Scompaginatori” allo Strega. L’assenza dei Luther Blissett nel 1999

(Eleonora Bitti)

 

Gli orizzonti. Premi letterari oltre i confini

 

Il Pulitzer imperfetto. Controversie del più importante premio americano

(Lucrezia Lazzari)

 

Alla ricerca dell’immaginazione perduta. Il premio Hans Christian Andersen da Rodari a Innocenti

(Alessia Steffenini)

 

L’effetto Goncourt. Tra i successi e le contraddizioni del premio francese

(Laura Ferrarini)

 

Appendice

 

I maggiori premi letterari 

 

Indici

 

Indice dei nomi 

Indice delle case editrici e delle collane

 

Booktrailer

 

Abstract dei saggi di Visto si premi

Non fate troppi pettegolezzi

L’ultima “bella estate” di Cesare Pavese

di Martina Milano.

 

Siamo nel 1950, il premio Strega è alla sua terza edizione e a vincere è La bella estate di Cesare Pavese; volume pubblicato da Einaudi all’interno dei “Supercoralli” nel 1949 e che raccoglie tre romanzi: La bella estate, Il diavolo sulle colline e Tra donne sole. All’epoca i premi avevano una loro dignità e rispettabilità, garantendo il successo nei commenti e nell’immagine, anche se non ancora di vendite; eppure tutto ciò a Pavese, da sempre diffidente verso i premi, sembra non importare. A disagio nelle situazioni mondane, l’autore infatti rimane profondamente disturbato dal clima che regna in esse e dal contorno di polemiche e pettegolezzi che le accompagna. Più i riconoscimenti si susseguono, più in Pavese cresce la consapevolezza per la caducità dei risultati raggiunti. Un effimero successo che oltre a non gratificare l’autore in vita non lo salverà neppure dal suicidio, avvenuto a soli due mesi dallo Strega.

 

 

 

Lo strega allo scrittore “proibito”

La vittoria di Moravia nel 1952 tra polemiche e censure

di Valeria Frigau.

 

La candidatura, e la vittoria, di Moravia all’edizione del premio Strega del 1952 sono fin da subito accompagnate da polemiche e da un ferocissimo dibattito. All’origine di questo vi è il ritardo nella presentazione dei Racconti, il fatto che l’opera fosse stata accettata (sfruttando un cavillo del regolamento) nonostante fosse composta da racconti già pubblicati ma riuniti in una nuova edizione ma, soprattutto, per la censura imposta allo scritto da parte del Sant’Uffizio. Non nuovo alla censura Moravia, precedentemente oggetto della repressione del regime per le sue origini ebraiche e l’antifascismo, questa volta non si tira però indietro; entrando, dopo la prima votazione, tra i cinque finalisti infiammando ancora di più il dibattito e aggiudicandosi lo Strega il 26 giugno 1952. Una vittoria schiacciante che assurge a simbolo della ribellione della cultura contro la censura.

 

 

 

Dondolare tra Langa e salotti

Il percorso altalenante di Fenoglio sulla via dei premi

di Federica Garrone.

 

Anche se non a causa di un’incolmabile distanza con Pasolini, Fenoglio rifiuta comunque il “suggerimento” della loro comune casa editrice, Garzanti, di ritirare la propria candidatura dallo Strega per lasciare posto al primo. Dopo la complicata vicenda, l’autore comincia a far trasparire un movimento altalenante rispetto alle sue possibilità di vincere il prestigioso premio; muovendosi, infatti, tra la consapevolezza della propria emarginazione geografica e la speranza, subito dissimulata, in un ribaltamento delle aspettative per l’assegnazione del premio a un outsider come lui. Questo atteggiamento oscillante tra orgoglio personale e autocritica caratterizza Fenoglio per tutta la sua carriera, non scevra di premi ma anch’essa connotata da alti e bassi. Esempio di questo, è la già citata e deludente esperienza (intermezzo tra altre due candidature ad altrettanti premi) con il premio Strega del 1952.

 

 

 

Dal buco nero alla Galassia Gutenberg

Bufalino, il tardo esordio e il rapporto con i premi

di Jacopo Santoro.

 

Attratto al contempo ostile verso l’idea della pubblicazione, Bufalino (maestro ormai in pensione) in fine cede al corteggiamento di Elvira Sellerio dando nel 1981 alle stampe la sua opera d’esordio, tenuta nel cassetto dal 1946, Diceria dell’untore. L’opera strappa il ritroso scrittore dall’anonimato, consegnandolo a un successo grandioso e, soprattutto, non effimero. Se infatti il premio Strega del 1981 è dominato dall’esordio di Umberto Eco con il Nome della rosa, quello stesso anno Bufalino si attesta invece come indiscusso vincitore del premio Campiello. Primo tra i molti premi vinti da Diceria dell’untore, il Campiello accresce la fiducia dell’autore in sé stesso senza però fargli mai del tutto abbandonare l’ambiguo atteggiamento, passato ora anche ai premi, rivolto alle pubblicazioni. Tratto caratteriale che risulta evidente anche quando Bufalino, nel 1989, vince il premio Strega.

 

 

 

 

Il filo rosso del Campiello

Le ultime vincitrici raccontano

di Roberta Toraldo.

 

Protagoniste di questo colloquio sono: le scrittrici Simona Vinci (vincitrice del premio Campiello nel 20016 con La prima verità), Donatella Di Pietrantonio (vincitrice del Campiello nel 2017 con L’arminuta) e Rossella Postorino; editor per “Stile Libero” e vincitrice del premio Campiello nel 2018 con Le assaggiatrici. Nella prima parte dell’intervista le tre protagoniste raccontano della loro esperienza di concorrenti e vincitrici del premio Campiello, passando poi a un argomento più “mondano” come quello dei riti scaramantici che si dice vengano seguiti dai vincitori del premio; come quello di indossare un cravattino rosso. Nella seconda parte, invece, l’attenzione si sposta invece sulla giuria popolare, sulle conseguenze della vittoria sia in termini di vendite che di prestigio e infine su alcune considerazioni riguardo alla natura odierna di questo premio nello specifico e dei premi letterari più in generale.

 

 

 

La poesia del Viareggio

Novant’anni di premi: un’indagine su Magrelli ed Erba

di Giulia Pagliuca.

 

Data la posizione di secondo piano ricoperto dalla poesia all’interno del mondo editoriale, assume ancor più importanza la sua promozione attraverso un premio letterario che, come il Viareggio, ne esalti le potenzialità facendo ricadere l’attenzione su di essa. Secondo più “antico” premio letterario dedicato alla poesia e dotato di una ricca, lunga e a tratti complessa storia, il premio Viareggio è nel tempo diventato una sorta di sismografo della vitalità culturale del nostro paese. Centralità che viene immediatamente dimostrata se si considera il caso di due illustri vincitori: Luciano Erba, vincitore del premio Viareggio nel 1980 con la raccolta di poesie Il nastro di Moebius e Valerio Magrelli, aggiudicatosi il premio nel 1987 con Natura e venature. Per ambedue i poeti infatti la vittoria non è solo un successo in sé, ma il coronamento di un lungo percorso fatto di risoluta dedizione.

 

 

 

Campiello: il premio dei lettori ai lettori

La giuria popolare termometro di cultura tra Storia e Lingua

di Giulia Verona.

 

Compromesso per il successo. È questa la breve ma incisiva frase con cui si può sintetizzare lo scopo del veneziano premio Campiello, fondato nel 1962, ovvero quello di favorire la lettura e creare nuovi lettori con la promozione di un romanzo che è, potenzialmente, un successo.  Compromesso inteso come la collaborazione tra lettori e addetti ai lavori che costituiscono il tratto basilare di questo premio la cui giuria “popolare”, formata da 300 membri, costituisce un tratto di assoluta novità all’interno del panorama dei premi letterari. Nonostante il filo rosso che unisce tutti i vincitori del Campiello, l’attenzione alla storia e alla lingua, non si può però affermare che essa o i conti fatti a tavolino per favorire questo o quel candidato siano “l’ingrediente segreto” della vittoria. Ciò che conta più di ogni altra nel premio Campiello, infatti, è la voce del pubblico.

 

 

 

Santoni allo Strega: mondi a confronto

Come il mondo editoriale può sposare quello del gioco

di Stefano Franchini.

 

Nel 2017 lo Strega viene vinto da Paolo Cognetti con il suo Le otto montagne, edito da Einaudi. Quello stesso anno però, se si osserva con attenzione, salta all’occhio un particolare strano e senza precedenti. Per la prima volta Laterza partecipa al premio Strega con il libro: La stanza profonda. Le sorprese però non finiscono qui, perché questo libro, scritto da Vanni Santoni, non è un’opera di quelle che ci si aspetterebbe di trovare nel più prestigioso premio letterario italiano, ma bensì una finestra sul mondo dei giochi di ruolo. Perché dunque l’opera non solo arriva tra i primi dieci ma rappresenta un vero e proprio “caso particolare”? La risposta è molteplice e al suo interno comprende, da un lato, una mutata sensibilità verso il fantastico e dall’altro la crescente popolarità di questo settore editoriale poco considerato, ma diventato col tempo un veicolo di contatto tra le persone.

 

 

 

 

IoScrittore, il torneo letterario on line

Internet come promotore della scrittura e del talento

di Francesca Chiarello.

 

Sebbene sia ormai da più di vent’anni che si parla di internet, il dibattito che vede coinvolti letterati, scrittori ed editori della nostra epoca riguardo alla sua possibile utilità nel favorire la lettura è ancora molto acceso. In questo contesto, nasce l’dea di alcuni editori di creare concorsi e tornei letterari che viaggiano sull’etere; il più famoso dei quali è oggi IoScrittore del gruppo GeMS. Per esaminare il caso, è stato intervistato Stefano Mauri, presidente e amministratore delegato di GeMS. La prima parte del colloquio si concentra sulla definizione di IoScrittore come torneo o concorso letterario per poi passare al particolare meccanismo di selezione dei vincitori; i quali vengono votati dagli stessi autori partecipanti divenuti anche giudici. In ultimo, l’amministratore delegato Stefano Mauri offre alcune considerazioni sulla possibile relazione tra Internet e best seller.

 

 

 

Un premio che vuol dire casa

Il premio Bancarella da Hemingway ai giorni nostri

di Emanuele Malpezzi.

 

Primo premio dei librai italiano, il premio Bancarella viene inaugurato l’11 agosto 1952 riscontrando un immediato e poderoso successo da parte di tutti i protagonisti dell’editoria; trasformandosi già dalla prima edizione in una piattaforma di lancio per rivoluzionare il mercato librario. Forza commerciale e qualità letteraria, queste sono le componenti che danno forma a quello che fin dall’edizione d’esordio (vinta da Il vecchio e il mare di Ernest Hemingway, edito da Mondadori) è uno dei premi più agognato dagli editori. Da allora molti autori e molti libri sono passati per il premio Bancarella, ma i suoi valori non sono cambiati. Il libraio e il suo lavoro sono infatti ancora il punto nevralgico del premio; in quanto esso è l’unico che può veramente riconoscere il valore e le potenzialità commerciali di un’opera. Confermando che, oggi come allora, la promozione riveste un ruolo determinante.

 

 

 

Il caso Gavino Ledda

Storia di un pastore che sognava le lettere

di Lisa Ceccarelli.

 

1975, Viareggio. Giovanni Ledda ha appena vinto il premio Viareggio Opera Prima per la sezione narrativa con Padre padrone: l’educazione di un pastore, Feltrinelli. Prima della vittoria l’autobiografico libro dello scrittore sardo, diventato un vero e proprio caso editoriale, è già oggetto di grande attenzione e viene usato ogni mezzo per promuovere esso e il suo autore; diventato in quegli anni una presenza fissa sulle pagine dei giornali. La notorietà dell’opera è tale che nel 1977 i fratelli Taviani ne fanno un film di enorme successo che otterrà la Palma d’Oro al Festival di Cannes. Un altro tassello, che verrà sfruttato al meglio, da aggiungere alla sempre maggiore Fama di Ledda. Oggi, invece, Gavino Ledda e Padre padrone sono praticamente sconosciuti nonostante la fama degli anni Settanta e i numerosi riconoscimenti ottenuti; non sono infatti i premi a consacrare l’immortalità di uno scrittore.

 

 

 

L’eco del successo

Giordano e Cognetti: “effetto Strega” e strategie comunicative

di Beatrice Toresi.

 

La vittoria del premio Strega ha, spesso, come risultato un forte impatto sulle vendite del libro: secondo un’indagine condotta da due economisti italiani, queste arrivano addirittura a quintuplicarsi nelle settimane immediatamente successive alla cerimonia di premiazione. Un esempio di tale spinta alle vendite, denominata “effetto Strega”, è rappresentato da La solitudine dei numeri primi di Paolo Giordano, Mondadori, le cui vendite passano a 30 000 dopo la vittoria nel 2008; e da Le otto montagne di Paolo Cognetti, Einaudi, le cui vendite sono schizzate a quota 14 000 nelle settimane successive alla vittoria del premio nel 2017. Come si può dunque intuire, il successo nel premio Strega è un fattore determinante per il successo di un’opera, ma esso non è l’unico. Di importanza capitale risultano infatti le strategie comunicative messe in campo da autore e casa editrice per la promozione del libro.

 

 

 

«In nome della cultura mi ritiro»

Il ’68 di Pasolini dalla contestazione allo Strega tradito

di Luca Biondo.

 

Per Pasolini il 1968, come per tutta l’Italia, è l’anno della protesta. La contestazione è ormai una prassi consolidata che si applica senza avere in mente un obbiettivo preciso. Ogni istituzione è a rischio e lo Strega (già da tempo segnato da alleanze editoriali, pressione sull’elettorato e scambi di favori), non fa eccezione. Nell’edizione del ’68, da cui si ritirerà per protesta, Pasolini si scaglia infatti direttamente contro il malcostume che aleggia attorno al premio dando un quadro preciso della situazione e accusando non solo gli editori, ma anche i direttori di rivista e gli stessi votanti del premio. A questo punto in molto attendono una presa di posizione chiara dalla direttrice Maria Bellonci, e dal premio in generale, che oltre a non sospendere la gara decreta la permanenza in gara dell’opera di Pasolini; il quale, con un ultimo colpo di mano riesce a scongiurare la propria vittoria.

 

 

 

La cinquina dello scandalo

La chimera di Sebastiano Vassalli nella tana delle vipere

di Alberto Clementi.

 

Cominciata tra le polemiche per il rifiuto alla partecipazione di Giovanni Macchia e Luigi Malerba, entrambi autori appartenenti a Mondadori, la quarantaquattresima edizione del premio Strega va comunque avanti imperterrita nonostante l’assenza della casa editrice di Segrate e i successivi malumori generati dalla selezione dei cinque finalisti; considerati poco noti all’interno del panorama letterario di spicco. Tra le opere selezionate vi è anche La chimera di Sebastiano Vassalli, Einaudi. Testo di grande successo che oggi conta nove edizioni, oltre a una scolastica, e la traduzione in undici lingue ottiene quell’anno una vittoria schiacciante. L’ormai classica compravendita di voti tra case editrici genera naturalmente nuove polemiche, ma esse sono raramente rivolte all’opera e al suo autore; ritenuti da tutti gli unici concorrenti veramente validi di quella travagliata edizione del premio Strega.

 

 

 

 

“Scompaginatori” allo strega

L’assenza di Luther Blisset nel 1999

di Eleonora Bitti.

 

Incantesimi, pozioni e sortilegi: tutto questo è il premio Strega. Gli ingredienti principali restano i libri, ma nel calderone non mancano mai un pizzico di mondanità e una goccia di corruzione per poter sorseggiare la pozione del successo. Candidati nel 1999 con Q, edito da Einaudi, gli autori del collettivo Luther Blisset (oggi conosciuto come Wu Ming) attirano immediatamente con la loro opera l’attenzione dei giornali, che li considerano dei possibili scompaginatori del copione già scritto dello Strega. I sovversivi autori originari di Bologna però non si curano di questo e anzi, si prendono apertamente posizione contro il concorso definendolo «Più truccato di Sanremo». Dopo un mese passato nella più totale indifferenza da parte del collettivo, Q arriva in finale e concorre per il primo posto, ma i suoi autori disertano la serata finale al Ninfeo lasciando vuoto il tavolo Einaudi e facendo sfumare la vittoria.

 

 

 

Il Pulitzer imperfetto

Controversie del più importante premio americano.

di Lucrezia Lazzari.

 

Tra i premi più prestigiosi al mondo e capace di mutare per sempre la sorte di uni scrittore, il premio Pulitzer non è comunque scevro da imperfezioni e criticità: scatenando talvolta feroci polemiche, cosa non nuova per l’ambiente letterario, sospetti sulla genuinità della scelta e alle volte (come la 1° edizione) l’incapacità di assegnare il premio a un concorrente. Emblematici a riguardo sono i casi di Sinclair Lewis, che nel 1926 rifiuta il premio per protesta e di Upton Sinclair, che nel 1942 vede il proprio libro (nonostante non fosse il migliore) premiato, da un’ambigua e arbitraria decisione della giuria. In ultimo, particolarmente significativo per quanto riguarda le pecche del premio Pulitzer è la vicenda di Thomas Pynchon, annoverato tra i più influenti autori postmoderni, il cui romanzo pur venendo votato all’unanimità dalla giuria non riceverà il premio nell’edizione del 1974 rimasta senza vincitori.

 

 

 

Alla ricerca dell’immaginazione perduta

Il premio Hans Christian Andersen da Rodari a Innocenti

di Alessia Steffenini.

 

È il 1956 quando Jella Lipman, fuggita dalla Germania nazista perché perseguitata in quanto ebrea, istituisce il premio Hans Christian Andersen; considerato il più alto riconoscimento internazionale per la letteratura per l’infanzia. Il premio, che ha cadenza biennale, ottiene prestigio fin dalla sua prima edizione, guadagnandosi la denominazione di Piccolo Nobel e il patrocinio della regina Margherita II di Danimarca. Il primo autore italiano nella storia ad aggiudicarsi il premio sarà Gianni Rodari nel 1970, il quale sottolinea più volte l’importanza della fiaba per la formazione e la crescita di bambini e ragazzi. Arricchito dalla sezione illustratori dal 1966, il premio Hans Christian Andersen viene riportato nel nostro paese nel 2008 proprio da un illustratore Roberto Innocenti, il quale dopo essere stato inizialmente rifiutato in patria, riporta l’Italia sul podio dopo quarant’anni.

 

 

 

L’effetto Goncourt

Tra i successi e le contraddizioni del premio francese

di Laura Ferrarini.

 

Fondato dai fratelli Goncourt, l’omonimo premio è oggi il più prestigioso tra i premi letterari d’oltralpe generando una reazione a catena che vede nascere un premio letterario dopo l’altro: prendono infatti via a via forma il Renaundot, il Femina e l’Interallié. Numerosi sono i casi editoriali passati sotto l’egida del premio Goncourt, che, tuttavia, contravvenendo alle istruzioni del fondatore non premia sempre esordienti, insignendo della vittoria autori del calibro di Proust, Gary e Gracq; tutti e tre oggetto, per una ragione o per l’altra, di fitte polemiche per la vittoria nel caso di Proust o la mancanza di essa, come avvenuto ad esempio per Gracq, nonostante il valore dell’opera proposta. I casi editoriali appena citati, inoltre, hanno anche contribuito a definire il Goncourt sia dal punto di vista letterario che da quello teatrale; il quale porta con sé attenzione mediatica e, soprattutto vendite.